Molière, Il borghese gentiluomo

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Febbraio 2026
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Molière: Il borghese gentiluomo | Teatro
Comédie-ballet in cinque atti, rappresentata per la prima volta al Castello di Chambord nel 1670.
Spettacolo in francese senza sovratitoli.
Durata: 3h30, incluso intervallo.

 

Un capolavoro che ha festeggiato i suoi 350 anni nel 2020 e la cui forza resta intatta. Grazie alla scrittura magistrale di Molière, ancora oggi restiamo incantati dalle parole di questo borghese. Denis Podalydès affronta questo classico e ne propone una messa in scena piena di umorismo e leggerezza, perfettamente in sintonia con il testo e lo spirito tagliente di Molière.

 

In Il borghese gentiluomo, Molière ritrae un sognatore, deciso a sfuggire alla propria condizione borghese per accedere a una terra incognita che la nascita gli ha negato. Perché ridere di Monsieur Jourdain? Questo borghese desidera semplicemente scoprire ciò che oggi chiamiamo “cultura”, e si impegna a dare vita ai suoi sogni… anche se appaiono ridicoli. Restituendo all’opera la sua forma originale di comédie-ballet con le musiche di Lully, Denis Podalydès riunisce tutte le arti. Con questa festa teatrale, in costumi firmati Christian Lacroix, mira a quell’apoteosi dei sensi tanto desiderata dal protagonista. Naturalmente si tratta di una commedia che fa ridere. Ma come non provare tenerezza per quest’uomo senza qualità che tenta, da solo, di dare inizio a una prima rivoluzione culturale? Nominato “Mamamouchi” dopo mille peripezie comiche, Monsieur Jourdain vive il suo momento di gloria tra musica e danza – malato della sua borghesia, gentiluomo immaginario, realizzato e sconfitto, ingannato e trionfante – in quel raro momento teatrale in cui il ridicolo lascia spazio al puro stupore.

 

Produzione del C.I.C.T. – Théâtre des Bouffes du Nord.
Coproduzione: Opéra Royal / Château de Versailles Spectacles, Les Nuits de Fourvière / Département du Rhône, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Théâtre de Liège, Théâtre de Caen, Ensemble Baroque de Limoges / Fondation Laborie, Maison de la Culture d’Amiens, Châteauvallon – Scène nationale, Printemps des Comédiens / Montpellier.

 

Con la partecipazione artistica dell’ENSAD di Montpellier Languedoc Roussillon, ENSATT e JTN.
Trompette marine del liutaio Jean-Claude Condi, Mirecourt.
Costruzione delle scenografie: Ateliers des Théâtres de la Ville de Luxembourg; art & Oh – Benoit Probst.
Realizzazione dei costumi: Ateliers du Théâtre de Liège.

 

 

CATEGORIA PRESTIGE VIP: I migliori posti in sala, con programma in omaggio e un bicchiere di champagne.
CATEGORIA PRESTIGE: Ottimi posti, con programma in omaggio e un bicchiere di champagne.

Programma e cast

Jean-Noël Brouté – Il Maestro sarto, Covielle
Julien Campani – Il Maestro di musica, Dorante
Isabelle Candelier – Madame Jourdain
Manon Combes – Nicole
Bénédicte Guilbert – Dorimène
Francis Leplay – Il Maestro di filosofia
Leslie Menu – Lucile
Nicolas Orlando – Il Maestro d’armi
Laurent Podalydès – Un lacchè
Pascal Rénéric – Monsieur Jourdain
Léo Reynaud – Un lacchè, danzatore, Il Piccolo Mufti
Thibault Vinçon – Il Maestro di danza, Cléonte
Windy Antognelli, Sarah Mendoza, Artemis Stavridis, a turno con Noémi Andreotti Coin – Danzatrici
Romain Champion, Cécile Granger, Marc Labonnette, Francisco Mañalich – Cantanti
I solisti dell’Ensemble La Révérence
Denis Podalydès – (socio della Comédie-Française) Regia
Christophe Coin – Direzione musicale
Emmanuel Bourdieu – Collaborazione artistica
Éric Ruf – Scenografia
Christian Lacroix con l’assistenza di Jean-Philippe Pons – Costumi
Stéphanie Daniel – Luci
Kaori Ito – Coreografia

 

Programma
Comédie-ballet in cinque atti, creata al Castello di Chambord nel 1670.
Spettacolo in lingua francese senza sovratitoli.

 

Prima parte: 1h40
Intervallo
Seconda parte: 1h15

Reggia di Versailles

La reggia di Versailles (in francese château de Versailles) è un'antica residenza reale dei Borbone di Francia. La città di Versailles, nata dalla scelta di questo luogo da parte del giovane Luigi XIV per allontanarsi dalla capitale e dai suoi cittadini, temuti e considerati difficili da tenere sotto controllo, dopo l'episodio della Fronda, costituisce oggi un comune autonomo situato nel dipartimento delle Yvelines, in Francia.

All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai essere soddisfatto delle sue residenze. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante anche per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau.

Certo tutti i castelli erano antichi, e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma non trovava pace. Nel 1651 (aveva 13 anni) visitò per la prima volta Versailles - e fu il colpo di fulmine: il castello del resto era il più nuovo e moderno di tutti, e disponeva di grandi spazi per cacciare. Versailles diventò così importante, nei progetti del re, che il 25 ottobre 1660 condusse a visitarlo la sua giovane sposa, la regina Maria Teresa di Spagna.

Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi iniziò i lavori di ampliamento, investendovi 1.100.000 lire dell'epoca (cioè quasi venti volte il prezzo d'acquisto) e incaricando Louis Le Vau di ricostruire gli edifici, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie(l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.

L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante, considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato, triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra, perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi assolutamente pas bon.
In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce a queste critiche lamentando che il Re spendesse tanto su Versailles e trascurasse invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla misura di Versailles!»

La prima festa data alla reggia, che durò dal 7 al 14 maggio del 1664, si intitolò « Les Plaisirs de l'Isle Enchantée » (I piaceri dell'isola incantata), e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai due poemi epici italiani del XVI secolo, l'Orlando Furioso dell'Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Molière, che presentò la Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in onore di Mademoiselle de La Vallière e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore dei compagni dall'isola di Alcina.

Tra il 1664 e il 1666 Luigi XIV decise di sistemare Versailles in modo da potervi passare diversi giorni con il suo Consiglio, conservando il castello costruito da Luigi XIII. La scelta fu dettata più da motivi finanziari che sentimentali, e comunque la superficie fu triplicata e la decorazione fu lussuosissima, tematizzata sulla rappresentazione del Sole, onnipresente a Versailles. I giardini, molto apprezzati dal re, furono ulteriormente ampliati e ornati di sculture di Girardon e di Le Hongre.
Di questa prima ornamentazione sono sopravvissuti soltanto il gruppo di Apollo e le ninfe e i Cavalli del sole.

Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.

La seconda festa ebbe luogo 4 anni dopo, il 18 luglio 1668, e rese noto il nome di Versailles. Conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully.

In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti non trovarono dove dormire, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che presentò diversi progetti. Uno prevedeva la distruzione del castello vecchio e la sua sostituzione con un palazzo all'italiana. Un altro - che fu quello scelto dal Re su consiglio di Colbert -proponeva di ingrandire il castello dal lato del giardino con un involucro di pietra.

Giardini di Versailles

I giardini di Versailles (in francese: jardins du château de Versailles) occupano la parte di quello che un tempo era il domaine royal de Versailles, il dominio reale appunto della reggia di Versailles. Situati a ovest del palazzo, i giardini coprono una superficie di 800 ettari di terreno, gran parte ricoperto da giardini "alla francese". Dietro una cintura di piante, i giardini sono circondati dalle aree urbane del villaggio di Versailles e da quello di Le Chesnay, oltre che dall'arboreto di Chèvreloup e dalle pianure di Versailles, nonché dalla fortesta Satory.

Come parte del domaine national de Versailles et de Trianon, un'entità autonoma operante sotto la tutela del Ministero della Cultura francese, i giardini sono ad oggi uno dei siti pubblici più visitati di Francia, ricevendo oltre sei milioni di visitatori all'anno.

Oltre ai meticolosi parterres di fiori e alle numerose sculture, troneggiano le fontane, sparse in tutto il complesso dei giardini. Databili all'epoca di Luigi XIV, le fontane continuano a funzionare con uno dei sistemi idraulici più complessi e duraturi dell' Ancien Régime, fornendo ai giardini un costante contributo di unica bellezza. Nei fine settimana dalla tarda primavera al primo autunno, l'amministrazione del museo promuove l'iniziativa Grandes Eaux, una serie di spettacoli durante i quali tutte le fontane del giardino funzionano contemporaneamente.

Nel 2012 i giardini assieme al castello sono stati iscritti tra i monumenti protetti dall'UNESCO.

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